Dicono di lui

Virginia Baradel

Critica e storica dell'arte del Novecento

Su questo sfondo di difficile autenticità i cuori di Renzo Rastrelli ci appaiono come dei piccoli fari, balzano ai nostri occhi come promesse di novità che possiedono un codice antico. Essi hanno tutte le carte in regola per farsi ammirare tanto dai più smaliziati conoscitori dell'arte contemporanea quanto dai più semplici consumatori di buone forme. Il "cuore" di Rastrelli arriva da un matrimonio ben riuscito: quello, potremmo supporre, avvenuto in segreto tra Amore e Psiche all'insaputa dei mitografi accreditati. La dote formale arriva da lontane latitudini speculative, quella iconica da un universo arcinoto. Il "cuore" è esattamente quello familiare agli artisti pop come ai rotocalchi pop. Quello che ognuno di noi, da piccolo in su, ha mille volte disegnato sui banchi di scuola o sui muri dietro casa. Forma stereotipa che Rastrelli non snobba né, del resto, cita ed elabora in quanto tale (come appunto fa Jim Dine).

Forma che egli toglie dal cèllofan dell'ovvio per riconsegnarle motivi e significati.

Il cuore, quale vago cono bilobato, deriva dalla geometria, maestra insuperata nel distillare in segno le leggi della materia. In particolare la geometria cui Rastrelli fa riferimento è quella non euclidea, quella del nastro di Moebius tanto per intenderci, in grado di tendere i valori noti e rassicuranti di quella euclidea verso regioni sconosciute, non apparenti e non empiricamente dimostrabili; regioni dove l'immaginazione sovrasensibile soccorre in ipotesi visiva la speculazione pura

Eppure le forme di quella geometria estrema che salendo l'uno sull'altro i gradini della logica giunge in vista della dimensione spirituale, ci sembrano stranamente familiari. Raccontano di modulazioni organiche primarie, generative, delle leggi naturali che governano l'emanazione delle forme, dei principi da cui scaturisce il senso della vita, anche di quella in corso pur se infinite volte in infiniti modi, aggredita.

Dunque quei "cuori" sanno molte cose, provengono da lontani lidi dove hanno compreso quanto contano nell'uomo e tornano in questo mondo come un frutto maturo caduto da una pianta. Si posano su un piano e assumono delle forme, degli atteggiamenti che sembrano umani. Si piegano su se stessi come schiacciati dall'alito che proviene dalla terra e dall'aria che giunge dal cielo, a mezzo tra i liberi sogni e la gravità del quotidiano. In quel luogo mediano essi conoscono l'una e l'altra verità, ne sono parte e alambicco: solamente quei cuori possono filtrarle entrambe per giungere a riconquistare il centro, la sede naturale d'ogni umano sentire.

Tullio Regge

Astrofisico

Ogni tanto Renzo Rastrelli compare a casa mia con la sua aria svagata ma al tempo stesso invasata trascinando con sé borse e scatoloni capaci contenenti le sue ultime opere. Le apre con attenzione e cura riservata alle proprie creature, tira fuori i pezzi adorati e li affida tremebondo alle mie mani sperando nel destino e nella mia benevolenza.In nessun caso le posa in mostra su di un tavolo, se deve metterle da parte le poggia discretamente su di un divano fuori mano.

D'altronde le sculture di Rastrelli non sono dei monumenti e morirebbero di spavento se fossero costrette ad esibirsi su di un piedistallo. Sono sculture tattili che vogliono essere manipolate e sentite in mano, solo così potete guardarle e sentirle vostre, vogliono l'amicizia e non lo sguardo sacrale riservato ai paludati. A me non dispiace questa familiarità ma mi rendo conto che va gestita in modo appropriato; le sue opere sono per me la ricerca del tempo perduto.

Le prendo in mano e mi ricordano la geometria differenziale, le superfici algebriche, l'analisi situs di Poincarè e una folla di teoremi che ho utilizzato chissà quando nella mia attività di ricerca . Per questa ragione se le prendo in mano mi risulta difficile disfarmene, le mie mani si rifiutano di farlo, sono come un fumatore incallito che cerca sempre, sia pure inconsciamente, la sigaretta.

In fondo si dice che Moore amasse far visita alla biblioteca di un'università in cui erano esposti dei modelli matematici. Da questi modelli sarebbe nata la sua passione per il buco. Rastrelli conosce i buchi ma ama anche altre strutture meno ovvie. Non ha una cultura matematica ma la intuisce e la vive istintivamente. A tratti mi ricorda Escher anche se l'olandese veniva da lande lontane ed esperienze diverse. Infine queste sue opere hanno anche un alto valore sociale e di recupero per i disabili e questo per me conta.

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